Chiariamo una volta per tutte dove buttare la plastica una volta che si trasforma in rifiuto. Parliamo oggi di plastica e raccolta differenziata.
I colori dei cassonetti
Iniziamo col dire che la raccolta differenziata è gestita dai singoli Comuni e pertanto si possono trovare differenze notevoli nelle modalità della raccolta anche spostandosi di pochi chilometri. Guardando alle campane dei rifiuti, ad esempio, la plastica riciclabile viene conferita a Roma in cassonetti gialli assieme a metallo e lattine, a Bolzano in cassonetti blu e in altre città ancora in cassonetti bianchi.
La norma tecnica volontaria UNI 11686 del 2017 (“Gestione dei rifiuti – Elementi di identificazione visiva per i contenitori per la raccolta dei rifiuti urbani”) definisce un codice dei colori:
Si spera che con il tempo i cassonetti verranno sostituiti adottando i colori della normativa. Nel frattempo, non ci resta che fare attenzione alle scritte riportate sui cassonetti, soprattutto quando si è in visita ad altre città.
Quale plastica buttare nella differenziata?
Sciolto questo nodo, analizziamo cosa si può buttare nella plastica differenziata. In generale, solamente cinque tipi di plastica sono considerati riciclabili, ovvero PET, PE, PVC, PP e PS (vedi qui).
La riciclabilità del materiale non è tuttavia sufficiente per garantire che il rifiuto possa essere gettato nel cassonetto della raccolta differenziata. Se un rifiuto di plastica non rientra fra quelli ammissibili (ogni Comune ha delle linee guida), l’alternativa è l’indifferenziata o il centro di riciclaggio a prescindere dal tipo di plastica.
Andiamo con calma e vediamo assieme cosa significa.
Tipicamente non è possibile buttare nella plastica differenziata gli oggetti di plastica, mentre è dato il via libera agli imballaggi. Questi sono definiti dal Conai [Consorzio Nazionale Imballaggi] come “il prodotto… adibito a contenere determinate merci… a proteggerle, a consentire la loro manipolazione e la loro consegna dal produttore al consumatore o all’utilizzatore, ad assicurare la loro presentazione, nonché gli articoli a perdere usati allo stesso scopo“. Per farla semplice, questo spiega perché un tubetto del dentifricio in plastica può essere buttato nella plastica differenziata mentre uno spazzolino finirà nell’indifferenziato.
Cosa buttare nella plastica differenziata
- sacchi e sacchetti, bottiglie per liquidi, buste e barattoli per alimenti, cassette in plastica per prodotti ortofrutticoli, cellophane e pellicole per alimenti, confezioni e sacchetti in plastica per alimenti, contenitori, contenitori di prodotti per igiene, cosmesi e pulizia, flaconi per detersivi o saponi liquidi, nylon usato come imballaggio di vestiti, polistirolo, reti per frutta e verdura, vaschette di gelati in plastica e polistirolo, vasetti di yogurt, portauova in plastica, piattini di plastica
Cosa NON buttare nella plastica differenziata
- giocattoli, attrezzi da cucina, penne, tubi da giardinaggio, accendini, piccoli e grandi elettrodomestici, bacinelle, squadrette e righelli, tastiere e mouse, cd musicali e custodie, posate di plastica, sedie in plastica, sottovasi, siringhe, pannolini
- mascherine e guanti sono un utile strumento di contenimento della pandemia Covid-19, ma possono avere un impatto negativo sull’ambiente se non smaltiti correttamente. Anche se composti in parte o totalmente da materiale plastico, mascherine e guanti devono essere buttati nell’indifferenziata, in quanto non sono considerati riciclabili
Dove buttare la plastica biodegradabile e/o compostabile
L’attenzione di consumatori e imprese verso la sostenibilità ambientale ha portato allo sviluppo di plastiche biodegradabili, ovvero che si degradano grazie all’azione di batteri, muffe etc. in tempi relativamente brevi. La plastica biodegradabile deve infatti decomporsi di almeno il 90% in meno di 6 mesi per essere considerata tale.
La plastica biodegradabile non deve essere però confusa con quella compostabile: questa infatti deve disintegrarsi senza rilasciare residui tossici e non essere più visibile in meno di tre mesi quando inserita in un sistema di compost. Si capisce quindi che un rifiuto compostabile è necessariamente biodegradabile, mentre un rifiuto biodegradabile non è necessariamente compostabile.
Per questa ragione, le modalità di smaltimento sono differenti: un imballaggio di plastica compostabile potrà essere smaltito nell’umido, mentre uno biodegradabile non compostabile nella plastica differenziata.
Ulteriori raccomandazioni
Riportiamo infine una serie di consigli e suggerimenti per migliorare la nostra raccolta differenziata:
- Leggi le etichette dei prodotti, alcuni produttori più virtuosi riportano informazioni utili per il corretto smaltimento delle singole parti che lo compongono. Ad esempio, per il the in bustine del supermercato, solitamente si trovano indicazioni per smaltire separatamente la bustina del the (umido), la scatola di cartoncino (carta) e la plastica protettiva (plastica)
- Non buttare nella plastica elettrodomestici o prodotti multi-materiale anche quando contengono molta plastica al loro interno, ad esempio Tetrapak, ombrelli o rasoi usa-e-getta. Lo smaltimento corretto di questi rifiuti passa per l’indifferenziata o il centro di riciclaggio
- Consulta i regolamenti comunali sulla raccolta differenziata per avere indicazioni precise e specifiche per il tuo territorio. A prescindere dalle indicazioni generali riportate in questo articolo o da quelle riportate sulle etichette dei prodotti, sono proprio le direttive comunali ad avere la maggiore rilevanza. Queste sono spesso disponibili su richiesta in formato cartaceo o online
- Non buttare nella plastica contenitori molto sporchi o con residui, svuotali e sciacquali sommariamente eliminando il contenuto. Sfatiamo un mito: non è assolutamente necessario che siano perfettamente puliti come usciti dalla lavastoviglie. Vero è però che la presenza di residui può pregiudicare il corretto riciclaggio
- Evita il “wish-cycling”, ovvero la prassi di buttare nella differenziata oggetti senza però avere grandi certezze sulla correttezza del conferimento, ma basandosi solamente sulla speranza che tale oggetto potrà in qualche modo essere riciclato. Se il rifiuto non è corretto per il riciclo, gettiamolo nell’indifferenziata senza sentirci in colpa: fare altrimenti risulterebbe controproducente
- Comprimi i contenitori in modo da ridurre l’ingombro e facilitare la raccolta ottimizzando i costi di trasporto. Un suggerimento: schiaccia le bottiglie e i flaconi per il verso lungo, faciliterai il riconoscimento dell’oggetto da parte dei sensori nel processo di riciclaggio. Una volta schiacciata la bottiglia, richiudi poi il tappo così che l’aria non possa rientrare e il volume rimanga compresso
- Fatti aiutare dalla tecnologia: alcune App aiutano fare la raccolta differenziata fornendo validi suggerimenti. Ad esempio, Junker è una delle più apprezzate e permette di riconoscere un prodotto dal codice a barre o da una foto fornendo indicazioni personalizzate per lo smaltimento
- Infine, se non fosse già ovvio, non abbandonare in giro rifiuti di plastica né di nessun altro tipo. Anche in vista di una escursione o un pic-nic attrezzati con una piccola borsa per riportare a casa i rifiuti e smaltirli nel rispetto dell’ambiente e della tua comunità
Ma quindi chi gestisce la differenziata?
Non esiste purtroppo un unico ente o azienda a cui far riferimento. Come visto, ogni Comune può appaltare il servizio di gestione dei rifiuti ad aziende specializzate che dovranno operare in conformità con i Piani Provinciali e Regionali di gestione rifiuti. Questi contengono le linee guida per il contenimento della produzione dei rifiuti, nonché disposizioni sulla raccolta differenziata e la gestione degli impianti di smaltimento (discariche e inceneritori).
A più alto livello, la gestione rifiuti e della differenziata è fra le competenze del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica (ex Ministero della transizione ecologica), che si occuperà della gestione per l’intero Paese in termini di pianificazione, gestione delle criticità, legislazione e promozione delle buone pratiche ambientali. Infine, abbiamo i vari consorzi di imprese di filiera, fra cui per la plastica Corepla (Corepla Consorzio Nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica).
Cosa ricordare
Ad oggi non c’è ancora omogeneità sul territorio nazionale per la codifica dei colori dei cassonetti, ma in futuro vedremo l’adozione del colore giallo per la plastica. Non tutta la plastica è riciclabile e di questa non tutta può essere conferita nei cassonetti della plastica, solitamente solamente gli imballaggi. La plastica residua deve essere smaltita nell’indifferenziato o nei centri di riciclaggio. Ci possono essere differenze notevoli a seconda del Comune, ed è quindi sempre consigliato fare riferimento ai regolamenti comunali. Usare alcune App e seguire alcune regole base (leggere le etichette, svuotare e sciacquare i contenitori sporchi..) possono però renderci la vita più semplice e aiutarci a differenziare meglio.
Altre informazioni
Breve video illustrativo realizzato da terzi su ciò che dovrebbe e non dovrebbe essere buttato nella plastica differenziata: qui
Informazioni su “wish-cyling” (in inglese): qui
Link al sito web dell’App Junker: qui
Link al sito web di Corepla (Consorzio Nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica) : qui